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Uno degli aspetti più controversi sugli impianti eolici collocati nella nostra regione è il loro livello di efficienza produttiva. Nel precedente articolo Pale eoliche, quanti soldi al vento abbiamo sentito parlare di decine di migliaia di megawatt di potenza installata. Altrettanti in arrivo. Tutto concesso a tempo di record. E per il mini eolico (torri alte anche cento metri) non serve neanche attendere la firma: basta la dichiarazione di inizio attività. Sarà zeppo di acciaio in ogni dove. Anche le vostre montagne e i vostri occhi dovranno abituarsi. Serve energia pulita.

Nel medesimo articolo abbiamo visto anche che ogni impianto è finanziato dalla collettività per cui vediamo quali controlli ha pensato di introdurre il Legislatore per tutelarci dagli onnipresenti furbetti. Considerando che un impianto eolico produce un danno ambientale certo il Legislatore ha pensato di introdurre una norma  che prevede .. gli impianti eolici risultino di elevata efficienza, in termini di alta produttività specifica, definita come numero di ore annue di funzionamento alla piena potenza nominale, comunque non inferiori a 1800 ore annue…” in pratica, visto che una pala eolica non è quel che si definisce un bel vedere garantiamoci che almeno sia efficiente per compensare i danni ( certi ) che arreca all’ambiente.

Cerchiamo di capire adesso qual è il grado di efficienza degli impianti installati e chi meglio del Gse, Gestore servizi energetici , che è quello che li paga gli incentivi e quindi conosce perfettamente la produttività specifica di questi impianti ci può dare una risposta? Ed infatti nel Rapporto statistico GSE – 2016 ci riporta una serie di informazioni particolarmente efficaci : qui sotto vediamo la distribuzione percentuale delle ore di utilizzazione degli impianti eolici.

Questo primo grafico ci dice che  nel 2016 solo il 50% degli impianti eolici è riuscito a produrre per 1.504 ore equivalenti, in aumento rispetto al 2015 (1.395). Comunque significativamente meno di quanto previsto considerando inoltre che si parla di ore equivalenti e non di funzionamento alla piena potenza nominale. Dal dato nazionale scendiamo nel particolare e guardiamo cosa succede nella nostra regione: la tabella qui sotto dice che in Italia, dopo le Marche, è il fanalino di coda… Non è infatti un mistero per nessuno del settore che la risorsa eolica in Emilia Romagna sia ben poca cosa…

 

 

Va considerato con attenzione inoltre quanto riporta la Commissione Territorio, Ambiente, Mobilità della regione Emilia Romagna  in una seduta del 2013 in relazione alle richieste di autorizzazione e di valutazione di impatto ambientale di impianti eolici (delibera assembleare n.51/2011) con particolare riferimento alle deroghe all’installazione di tali impianti. La Commissione rileva che “I criteri generali per la localizzazione degli impianti di produzione di energia da fonte rinnovabile, così come definiti dalla delibera assembleare in materia, sono chiarissimi e non c’è nessuna possibilità di interpretazione differente. In particolare, per quanto riguarda gli impianti eolici, si è ritenuto di favorire la realizzazione di quelli che risultino di elevata efficienza in termini di alta produttività specifica, definita come numero di ore di funzionamento alla piena potenza nominale.” Sottolinea un concetto che noi abbiamo ribadito allo sfinimento : “La produzione di energia da fonti rinnovabili deve integrarsi con un’idea più complessiva di salvaguardia e tutela del territorio, non può essere buona o cattiva a prescindere, ma deve essere calata puntualmente sui singoli contesti.” Infatti : “Diversamente si può pensare che i promotori, che sono quasi sempre grossi gruppi di investimento, a volte legati a gruppi locali con interessi specifici, vogliano intervenire su questi ambienti anche quando il risultato finale, in termini di produzione di energia, non sia tale da compensare lo scempio ambientale, ma conveniente per chi incassa i contributi e i certificati verdi. Facendo un calcolo sui dati annuali a consuntivo del GSE sugli impianti in Emilia-Romagna risulta una potenza installata sotto le 1800 ore equivalenti, tanto che non si raggiungono nemmeno le 1100 ore equivalenti. Esiste, infatti, anche il problema dettato dal fatto che le autorizzazioni vengono date sulla base di un’autocertificazione prodotta dagli stessi proponenti e dalla mancanza di un meccanismo di controllo sul risultato prodotto.”. Non so se quanto letto vi abbia ricordato qualche nostro recente articolo ma sentite questa : “Il mercato, è stato drogato dagli incentivi e dai certificati verdi, anche perché il territorio emiliano-romagnolo non garantisce vento. “ Infatti questi impianti senza gli incentivi non sono in grado di auto sostenersi rispetto ai costi. Inoltre continua la Commissione : “il Piano paesistico stabilisce che i crinali individuati dai PTCP sono intoccabili leggendo, al riguardo, gli artt. 9 e 20. Chiede [ il Consigliere che ha la parola ] alla Giunta se non ritenga indispensabile una circolare esplicativa a tutte le Province a tutela dei crinali e nel rispetto della ratio della normativa esistente. Quello che si guadagna a livello energetico dallo sfruttamento dei crinali dell’Appennino non è tale da cambiare il destino delle politiche energetiche regionali e nazionali, ma fa sì che si perda un valore: quello della bellezza dei territori. Il vero tema è quello della perdita di valore di territori che vanno tutelati.”

La Commissione Regionale pone dei vincoli rigorosi nel rispetto dei parametri previsti dalla legge e non si nasconde il fatto che il territorio non sia dotato di una risorsa eolica significativa ma che piuttosto senza incentivi gli impianti sarebbero economicamente improduttivi e soprattutto ribadisce che a fronte di risultati incerti ed inefficaci si ottiene invece la perdita di valore, questa invece certa, dei territori e della loro bellezza.

A questo punto chiediamo al Lettore di avere ancora un po’ di pazienza perché come avrà ben compreso da quanto letto questa vicenda presenta, a voler usare un eufemismo, dei caratteri di originalità. Dopo quanto detto risulta evidente che sia fondamentale valutare la risorsa eolica per definire o meno la fattibilità dell’impianto o meglio se produrrà quello che la legge richiede. Abbiamo provato allora ad inquadrare il nostro caso, il cantiere di Acqua Fresca, all’interno di queste considerazioni e cercato di capire se qualcuno si sia preoccupato di fare queste valutazioni. Posso anticiparvi che quello che tratteremo nel prossimo, ed ultimo, articolo sulla risorsa eolica sarà l'analisi dei dati forniti e come l'Amministrazione si sia posta nell'analisi di questa problematica che come avrete ben capito era cruciale nel percorso autorizzativo dell'impianto.

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