Il clamore mediatico del caso Siri ci offre l'opportunità per illustrare una volta di più come le sorti di Acqua Fresca dipendano anche da quanto accade nelle politiche energetiche nazionali. Non intendiamo commentare gli eventi dal punto di vista politico, sono iniziative che non ci appartengono, ci concentreremo invece sugli effetti pratici che avrebbe potuto avere l’emendamento qualora fosse stato approvato.

Vediamo cosa dice il testo dell’emendamento proposto nel corso dell'iter a Palazzo Madama del ddl Bilancio. :

"Le tariffe incentivanti e i premi di cui al decreto ministeriale 6 luglio 2012 e ai suoi allegati, del ministero dello Sviluppo Economico, si applicano agli impianti aventi accesso diretto agli incentivi ai sensi dell'articolo 4 comma 3, del medesimo decreto, alla condizione che siano entrati in esercizio fino alla data del 30 settembre 2017 e documentino di aver inviato la comunicazione di fine lavori al competente gestore di rete entro il 30 giugno 2017".

Se ricordate nel post di qualche tempo fa Una rondine farà primavera? abbiamo affrontato proprio questo argomento nel commentare le affermazioni del Sindaco circa le ipotetiche richieste di risarcimento danni da parte della “I Mulini” qualora il Comune avesse bloccato la Scheda di zonizzazione “Gabbiano” fatta dal geologo della “I Mulini” contenente gli errori a suo tempo documentati.

Quello che si voleva evidenziare era il fatto che la “I Mulini”, salvo miracoli, non sarebbe comunque riuscita ad ottenere l’accesso agli incentivi e che pertanto ci risultano oscuri quali fossero i danni che il Comune avrebbe dovuto pagare. Tra le varie argomentazioni avevamo portato c’era questa lettera aperta inviata nel luglio del 2017, dal CPEM, Consorzio Produttori Energia Minieolico, all’allora Ministro Calenda dove in buona sostanza dicevano: ci sono molti impianti minieolici completati e pronti ad entrare in esercizio che non hanno ancora ottenuto la connessione alla rete elettrica e visto che il DM 23/6/2016 ( il decreto che fissa le modalità di erogazione degli incentivi ) prevede un taglio del contributo del 30% dal 29 giugno 2017 chiediamo una moratoria per gli impianti già pronti a quella data.

Ecco il punto è proprio questo : l’emendamento, che sta scatenando il terremoto politico di questi giorni, avrebbe permesso che il taglio del contributo non partisse dal 29 giugno ma dal 30 settembre purchè fosse già stata inviata la comunicazione di fine lavori al competente gestore di rete entro il 30 giugno 2017.

Tutto qui direte voi.

Già però facendo due conti e prendendo come riferimento gli utili annui, € 29,748, dichiarati dalla “I Mulini” nella relazione tecnica della sua PAS per la durata ventennale del contratto con il Gse stiamo parlando di mancati ricavi per oltre 170.000 Euro… se poi di impianti ne hai più di uno…lasciamo al Lettore le opportune considerazioni.

Quello che ci preme sottolineare era la fondatezza della nostra argomentazione circa la debolezza giuridica dei presunti danni ipotizzati dal Sindaco. Che ci sia stato un interesse palese o occulto, lo stabilirà la Magistratura, però l'intervento su quella norma, per agevolare chi aveva già un impianto pronto ad entrare in esercizio al 30 giugno 2017, spiega molto sui tempi necessari alla "I Mulini" per ottenere la connessione alla rete, condicio sine qua non per ottenere l'accesso diretto agli incentivi.

Ad ulteriore rafforzativo ricordiamo che l’accesso agli incentivi è definitivamente terminato il 31 dicembre del 2017 ed ancora oggi il decreto Fer 1 non è compiutamente decollato come spiega in questo articolo per la rivista Quale Energia, Simone Togni, presidente di Anev, Associazione Nazionale Energia del Vento, dove ribadisce :

"Il DM Fer 1 è un decreto attuativo atteso addirittura dal 2016 (!!) ed è inaccettabile che il ritardo accumulato stia mettendo in ginocchio un intero comparto. Se poi si considera che per il settore eolico questo ritardo comporta che molti progetti già pronti e cantierabili rischiano di scadere e i progetti di diventare obsoleti, è ancora più evidente la gravità della situazione."

ad ulteriore sostegno della nostra teoria circa i presunti risarcimenti danni nella vicenda di Acqua Fresca.

Tornando al caso Siri, Simone Togni si lascia andare a considerazioni degne di miglior causa :

"In un tale contesto di difficoltà nel quale il settore eolico andrebbe promosso e sostenuto, molti dei media nazionali si stanno concentrando su eventi estranei all’associazione e al settore eolico tutto, che semmai di questa situazione è parte lesa."

forse dimenticando che il suo predecessore, Oreste Vigorito, era finito nei guai anche lui con Vito Nicastri come spiegò Repubblica nell’articolo “Venti puliti e mani sporche” e che questa vicenda è, tutto sommato, poca cosa rispetto a quanto accade nel settore, profondamente permeato da interessi malavitosi.

D'altra parte anche nel nostro territorio ci troviamo di fronte ad una situazione che vede il Progettista della “I Mulini” Ing. Alberto Mezzini  coinvolto in una vicenda giudiziaria dai risvolti penali per una truffa negli incentivi alle energie rinnovabili nel vicino Comune di Monghidoro.

Concludiamo con alcune riflessioni tratte dall'articolo della Staffetta Quotidiana, quotidiano delle fonti di energia, "Dal caso Siri al Piano energia clima" che ben descrivono quello che in molti sembrano non voler vedere : il nodo mafia-autorizzazioni.

"Nei prossimi anni andranno installati 15 nuovi GW di eolico ed almeno 30 di solare, al netto delle altre fonti. Un'impresa, che se anche venisse compiuta solo in parte – come allo stato sembra più probabile – muoverà risorse miliardarie. Per questo il caso Siri-Arata dovrebbe suonare prima di tutto come un avvertimento.

Da un lato, chiamando in causa un settore sviluppatosi caoticamente come il minieolico, ci ricorda come un mix micidiale tra imprenditoria mordi e fuggi e disattenzione/complicità delle amministrazioni possa avere conseguenze nefaste sullo sviluppo delle rinnovabili – facilitando la diffusione di tecnologie inaffidabili come gli impianti rigenerati e cannibalizzando in modo irrazionale il potenziale di sviluppo.

Ma soprattutto lo scandalo ci obbliga a riflettere sulle ragioni di quella che già nel 2013 su queste pagine si chiamava "attrazione fatale" tra mafia e eolico, dove l'opacità, la permeabilità alle influenze esterne e a volte la corruzione della macchina amministrativa finisce spesso per trasformare la criminalità in interlocutore per chiunque voglia fare impresa."

A chi volesse approfondire l'analisi della vicenda consigliamo questo post di Alberto Cuppini.