L’Italia è di gran lunga prima tra i paesi europei per l’incidenza degli incentivi erogati alle rinnovabili in rapporto alla produzione totale di energia. Un primato che costa caro ai consumatori e alle imprese. Ed è frutto di politiche poco coerenti. Riproponiamo il tema dei costi degli incentivi alle Fer prelevati direttamente dalle nostre tasche senza che i Cittadini che alla fin fine sono quelli che li pagano, possano in alcun modo intervenire. Per chi non li avesse letti ci sono i nostri articoli Pale eoliche, quanti soldi al vento e Davvero non si poteva fare niente ? Considerazioni sulla risorsa eolica sul tema ma soprattutto vogliamo segnalare l'articolo di Giorgio Ragazzi non apparso nelle rassegne stampa ufficiali dove si ribadisce quanto sapevamo da tempo:

con gli aiuti alle rinnovabili abbiamo quasi raddoppiato il costo medio dell’energia elettrica prodotta in Italia.

Per più di due terzi gravano sulle imprese, per le quali l’energia costa un 20 per cento in più della media europea con evidenti effetti negativi per la competitività del paese e quindi per crescita e occupazione. Il primato raggiunto non è il risultato di un disegno politico coerente, consapevole e approvato dal parlamento, ma il punto di arrivo di una combinazione di interessi di bottega, di ideologie astratte e, soprattutto, di malgoverno.

È il più rilevante intervento dello stato nell’economia da decenni, ma non c’è da meravigliarsi se nessuno ama parlarne e tantomeno assumersene la responsabilità politica.

Un’operazione colossale, equivalente a tre punti di Iva, determinata solo da decreti ministeriali e gestita “fuori bilancio” perché i sussidi vengono addebitati alle bollette come “oneri generali di sistema” tramite la componente A3. Se per la copertura fosse stata prevista una “imposta ecologica” è verosimile che i governi avrebbero avuto grandi difficoltà a farla approvare in parlamento. E gli 8 miliardi in eccesso rispetto alla media europea avrebbero potuto essere destinati a ridurre il cuneo fiscale e migliorare così la competitività delle imprese che, invece, è stata pesantemente danneggiata dall’incremento del costo dell’energia.

C’è da chiedersi se uno dei principali motivi di debolezza dell’economia italiana non vada ricercato proprio nella scadente qualità della sua classe dirigente e di quella politica in particolare.

Il nuovo governo, che già ha allo studio nuovi interventi, dovrebbe opportunamente prenderne nota per non ripetere o addirittura fare peggio, di coloro che li hanno preceduti.

L'articolo completo di Giorgio Ragazzi su La Voce.

Se poi volete approfondire come vanno altrove le strategie europee sulle Fer vi consigliamo di leggervi questo articolo : Con la nuova SEN dovremo continuare ad indebitarci per comperare le pale eoliche tedesche sulla come la situazione in Germania influirà sulle scelte del nostro Paese.